Straordinaria arte del Medioevo scoperta sotto la fuliggine e l’intonaco
Tesori perduti di nuovo visibili
da LIFE, 12 Aprile 1963
Traduzione di Andreina Mancini, adattamento per il web di Paolo Pianigiani
In zone remote della Jugoslavia sta venendo alla luce uno straordinario capitolo nascosto della storia dell’arte.
Una grande quantità di affreschi medievali, alcuni più evoluti rispetto a tutte le opere conosciute dell’epoca, è stata scoperta in chiese situate dalla costa istriana alle montagne della Macedonia.
Alcuni di questi dipinti murali erano nascosti solo perché si trovavano lontano dai sentieri battuti. Altri erano anneriti da strati di fuliggine. Altri ancora erano stati nascosti sotto strati di intonaco o di gesso dai turchi anticristiani che nel 14° secolo avevano invaso la regione. Nei successivi 500 anni di dominio turco, nessuno si ricordò più che un tempo le chiese risplendevano di capolavori dell’arte bizantina.
All’inizio del 1900 alcuni studiosi iniziarono a esplorare queste chiese sperdute.
Due decenni più tardi uno storico russo fece una scoperta epocale: rimovendo alcuni affreschi del XIX secolo in una chiesa di Nerezi scoprì una magnifica serie di pitture del XII secolo.
Dopo la seconda guerra mondiale, il governo jugoslavo, che non pone limiti ufficiali al culto religioso, lanciò un programma di riscoperta su larga scala. Oggi decine di chiese sono state pulite e restaurate.
Alcuni dipinti hanno il fascino e l’ingenuità dell’arte popolare. Ma le opere più importanti del XII e XIII secolo rivelano una grandezza, un realismo e un’intensità emotiva che non hanno eguali in altri affreschi dell’epoca.
In questi dipinti si possono trovare alcuni primi germi dell’arte rinascimentale.
La chiesa medievale innalza la sua torre sopra il villaggio di Hrastovlje, in Istria. All’interno, una splendida Santa Barbara (di fronte), che regge la propria torre, si affaccia dalle mura segnate dalle intemperie.
Gli affreschi di Hrastovlje trasformano la chiesa in un delizioso libro di fiabe a colori. Furono dipinti nel 1490 da artisti locali attivi nelle zone della campagna istriana. Il capo pittore e appaltatore del lavoro fu Johannes di Kastua, un artigiano intraprendente che aveva studiato con un maestro tirolese.
Egli portò a Hrastovlje lo stile tirolese delle forme scultoree e del realismo rustico, insieme al suo talento per i dettagli pittoreschi.
Sulle pareti e sugli archi della chiesa Johannes e i suoi colleghi hanno ricreato scene dalla Genesi fino al Giudizio Universale. Il Sole e la Luna nascenti, dopo la loro creazione guardano l’universo con occhi spalancati.
I cavalli dei Magi muovono la testa ritmicamente mentre viaggiano verso Betlemme.
Nella Danza della Morte nel Giorno del Giudizio, i mortali medievali danno la mano agli scheletri in un atteggiamento rigido che ricorda l’andatura di Adamo ed Eva sospinti verso il deserto da un angelo.
Una fantasiosa arte popolare anima la chiesa di Morača, risalente al XIII secolo. Danneggiata dai Turchi, fu ridecorata nel XVI secolo da artisti poco sofisticati ma fantasiosi.
Uno di questi evoca gli orrori dell’inferno: Satana, con Giuda in grembo, cavalca un serpente a due teste che divora eretici e governanti malvagi con una bocca, peccatori e prostitute con l’altra. In un mare di fuoco si muovono vorticosamente usurai, falsi testimoni, bestemmiatori e altri malfattori condannati.
Risparmiata dai Turchi, ma soffocata da secoli di fumo di candele e di lampade accese, gli affreschi sulle pareti di San Clemente, nella città macedone di Ohrid, erano praticamente invisibili.
Qualche anno fa, quando i restauratori iniziarono il colossale lavoro di rimozione della patina nera, gli affreschi emersero con una luminosità che ha restituito la freschezza che avevano più di 600 anni fa.
I dipinti, che si estendono su quasi ogni centimetro di parete, furono completati nel 1295 da due maestri serbi di nome Eutychius e Michael. Lavorarono così armoniosamente insieme che i dipinti appaiono molto omogenei nello stile, ma lasciarono le loro firme in vari punti della chiesa, in modo da poter essere ricordati individualmente.
Sulla parete dell’ingresso gli artisti hanno rappresentato la morte della Vergine. A sinistra, Maria annuncia ai suoi amici che presto morirà. Al centro, giace sul letto di morte circondata dagli apostoli piangenti. Sopra il letto, una schiera di angeli affolla l’angusta stanza mentre Cristo accoglie fra le braccia l’anima alata della Vergine. A destra, il corpo di Maria viene trasportato verso la tomba.
Sotto queste scene sono raffigurati dei santi e sui pilastri in basso in primo piano si trovano San Demetrio (a sinistra) e San Giorgio (a destra).
Qui sono rappresentate tre pietre miliari dell’arte jugoslava. La prima opera, dipinta intorno al 1050 in Santa Sofia a Ohrid, fu cancellata dai Turchi.
Ora ripuliti, i dipinti, come quello dell’angelo qui sotto, mostrano le forme nettamente delineate e i volti impassibili della prima arte bizantina.
Un secolo più tardi, i pittori della chiesa di San Pantaleone a Nerezi arricchirono le scene come quella della Lamentazione con un’espressività e una vivacità realistica senza precedenti.
All’inizio del XIV secolo le immagini stereotipate bizantine prendono il sopravvento, ma a Gračanica figure come San Giovanni Battista conservano una vivace spiritualità.
Da una parete a volta della chiesa di San Clemente a Ohrid, la Vergine domina la chiesa che in origine era dedicata a lei, ma che in seguito è stata intitolata al santo vescovo macedone le cui spoglie sono conservate all’interno.
Sotto la Vergine c’è una doppia scena di Cristo che distribuisce la Comunione ai suoi apostoli. Questa scena, che è posta sopra l’altare dove il sacerdote locale compie lo stesso rito, si trova spesso nelle chiese ortodosse orientali.
L’Ultima Cena, durante la quale Cristo istituì il sacramento della Comunione, è raffigurata sulla parete di destra. Subito sotto la scena dell’Eucaristia vediamo austere immagini dei padri della Chiesa ortodossa e intorno all’arco si osservano medaglioni con ritratti di personaggi dell’Antico Testamento ortodosso.
Questi ritratti sono disegnati in modo piatto e stilizzato, secondo lo stile tradizionale bizantino.
Ma nelle scene di narrazione religiosa le figure possiedono un aspetto robusto e massiccio che ricorda l’arte romana classica. Per le dimensioni di queste scene e nella loro sobria ma potente drammaticità, gli affreschi di San Clemente rappresentano uno straordinario punto culminante della pittura medievale.