Da: Photography Speaks / 150 Photographers on the Art
Brooks Johnson, Aperture Foundation 2004
Traduzione di Paolo Pianigiani
Le immagini liriche di Sudek, le rappresentazioni semplici e intime di piccoli dettagli e momenti privati, gli sono valse il titolo di “il Poeta di Praga”. Dopo il 1926 non ha mai viaggiato al di fuori della Cecoslovacchia. Il suo lavoro fu esposto in una grande mostra del 1936 a Praga con quello di Moholy-Nagy, Man Ray, John Heartfield e Aleksandr Rodchenko; nel 1961 fu il primo fotografo onorato dal governo ceco come “Artista al merito”.
Due dei suoi principali temi di lavoro sono le serie chiamate Windows e Magic Gardens.
Queste affermazioni sono tratte dal libro Josef Sudek, di Anna Farova.
Stampo le mie fotografie esattamente nel modo in cui un grafico stampa l’incisione sulla sua macchina da stampa. Io non voglio nient’altro che la fotocamera con il suo obiettivo offra ciò che io stesso ci metto davanti…
Non ho una particolare inclinazione verso… il fin troppo chiaramente definito: io preferisco il vivente, il vitale, e la vita è molto diversa dalla geometria; la sicurezza semplificata non ha posto nella vita.
Tutto ciò che ci circonda, vivo o morto, agli occhi di un fotografo pazzo assume misteriosamente molte varianti, così che un oggetto apparentemente morto prende vita attraverso la luce o l’ambiente circostante. E se il fotografo ha un po’ di buon senso nella sua testa, forse è in grado di catturare un po’ di questo – e suppongo che sia lirismo.
Quando a una persona piace la sua professione e si sforza di superare le difficoltà che ne derivano, allora è contento se almeno qualcosa di ciò che ha cercato di fare ha successo. E pensa che sia sufficiente per tutta la vita. E mentre ci sei, sudaci sopra: e questo è magnifico!
Non smetto mai di essere sorpreso dall’interesse dei giovani per le mie foto. Si può spiegarlo solo nel contesto di un certo desiderio di romanticismo, di buona vecchia maestria. Ma questo passerà, e tra qualche anno il loro interesse si troverà da qualche altra parte. Ma le profezie sono sempre rischiose. I critici della mia generazione non hanno mai visualizzato la fotografia come una branca indipendente dell’arte; oggi questo è accettato come una cosa ovvia.
Non mi piacciono le discussioni sul fatto che la fotografia sia un’arte. Anche se penso che se fosse solo un mestiere non ci sarei rimasto per tutta la vita….
Questa professione non ha una lunga tradizione. E cento anni? Cos’è? Molto dipende dall’abilità. Fino ad ora non è possibile fotografare solo con gli occhi. Quando voglio realizzare qualcosa faccio tutto da solo. Ecco perché non mi addentro nella fotografia a colori, che è una professione complicata che non conosco. Avere il mio materiale sviluppato altrove, questo mi darebbe fastidio….
Credo molto nell’istinto. Non si dovrebbe mai attenuarlo volendo sapere tutto. Non si dovrebbero fare troppe domande, ma fare ciò che si fa correttamente, non avere mai fretta e non preoccuparsi mai.