Ringrazio Eleonora Gargiulo, della Biblioteca “Renato Fucini” di Empoli, per avermi aiutato a reperire questo articolo, che Alessandro Parronchi scrisse su La Nazione di Firenze, in occasione dell’arrivo della Pietà Bandini al Museo dell’Opera. (paolo pianigiani)

Da: La Nazione, 21 Luglio 1981

GRAN CASO SULL’ARTO DELLA PIETÀ MICHELANGIOLESCA

Toh, le manca una gamba

Lo stupore della scoperta ha ingenerato facili e innocui entusiasmi; ed ecco bandito il concorso per ricostruire il pezzo mancante – Come stava il ginocchio?

L’articolo di Alessandro Parronchi a proposito della Pietà e della gamba mancante…

Il Vasari racconta che essendo stato mandato da Giulio terzo «a un’ora di notte per un disegno a casa Michelagnolo», trovò l’artista che stava la­vorando sopra il marmo di una Pietà. Fraintese lo storico pensando che quella fosse la Pietà spezzata da Michelangelo, ma al tempo stesso sì accorse che egli lavorava sopra una gamba del Cristo «e cercava di mutarla». Era, proprio, la gamba del Cristo che oggi manca nella Pietà fiorentina. Alla morte di Miche­langelo fu inventariato nel suo studio – abitazione di ‘Macel de’ Corvi «un ginocchio di marmo della Pietà». Questo pezzo si conservò, e può darsi sia anche venuto a Firenze quando, nel 1674, il gruppo vi fu trasferito da Roma, ma poi per secolare trascuranza, andò disperso.

Recentemente si è fatto un gran caso di questa gamba mancante, alla quale prima evidentemente non s’era prestato attenzione. Lo stupore della scoperta ha ingenerato l’entusiasmo, e si è pensato — vedi questo giornale alla data 5 giugno scorso — di bandire un concorso «per ricostruire l’arto mancante». Simili esercitazioni non solo sono lodevoli ma anzi perfettamente innocue, perché si possono eseguire benissimo su un calco, lasciando in pace lo strapazzatissimo marmo della Pietà. Anzi, chi sa che l’operazione non invogli anche i critici letterari, i quali potrebbero bandire concorsi, altrettanto innocui, per terminare, che so io, il Giorno del Parini o le Grazie del Foscolo. Nel caso della Pietà, a meno non si voglia restringere il concorso ai Maestri dell’Ac­cademia ci sarà poi da deliziaci con molte invenzioni, più o meno dissacranti, mediante cui la Pietà di Michelangelo possa finalmente gareggiare con la Gio­conda leonardesca. Ma, forse, sarà fatica sprecata. Perché esistono oggi cinque «testimoni» che mostrano chiaramente come stava la gamba sinistra del Cristo, di cui tre già noti, e cioè: una stampa di Cherubino Alberti, il dipinto di Lorenzo Sabatini nella sagrestia di San Pietro a Roma, e un modello in cera pubblicato in Firenze nella seconda metà dell’Ottocento che mostriamo in riproduzione, più due modelli nuovi, uno in cera uno in stucco, usciti di recente da una raccolta fiorentina. Tutti e cinque i «testimoni» mostrano questa gamba che posa sull’angolo a destra del basamento. Ma va cercato di chiarire un dilemma. La gamba in questa posizione apparteneva alla prima versione, o a quella corretta?

Personalmente penso piuttosto alla pri­ma versione: quella che fu nota ai con­temporanei nonché agli altri autori dei modelli di cui sopra, che furono proba­bilmente eseguiti in Firenze dopo che il gruppo vi comparve, allo scopo di for­marne dei piccoli bronzi. E rimane ora da chiedersi perché Michelangelo non si sia contentato di questa prima, e abbia voluto sostituirvi una seconda versione. A questo scopo certo la gamba fu resecata al primo terzo della coscia: la nuova ver­sione si sarebbe incuneata nello spazio rimasto tra il gomito, il corpo della Ma­donna e il braccio pendente del Cristo, senza bisogno che in quello spazio en­trasse il volume reale della coscia, che vi poteva essere prospetticamente dissi­mulato.

Il quesito non ha mancato di sollecitare alcuni studiosi, che si sono sbizzarriti in interpretazioni concettuali, come Leo Steinberg, che intravedeva nella posizio­ne delle gambe del Cristo accavallate a quelle della Madonna, molto in accordo coi tempi, un significato erotico. Per ana­loghe vie si potrà inoltrare quanto si vo­glia senza alcun frutto: la ragione che mosse Michelangelo fu certo soltanto for­male, dettata da un senso dell’armonia regolato da leggi ferree, per cui si potrà anche pensare a uno spostamento di po­chi centimetri.

Un’ipotesi tuttavia si può fare: che la gamba, in seguito staccata, sembrasse troppo lunga, e creasse un vuoto alla base del gruppo, che per tutto il resto si presenta compatta. Michelangelo po­trebbe aver pensato allora a una posi­zione sospesa, come stupendamente so­spesa è la gamba sinistra del Cristo della Pietà di San Pietro.

Questa in sostanza l’alternativa alla quale mi sembra ridursi la variazione che Michelangelo volle introdurre.

Alessandro Parronchi

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