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La Pala di San Marco è stata eseguita tra il 1438 e il 1443 per l’altare maggiore della chiesa di San Marco. Nel 1438 Cosimo e Lorenzo de’ Medici ottengono il patronato della cappella maggiore della chiesa, che decidono di rinnovare affidandosi all’opera di Michelozzo. Commissionano poi a Fra’ Angelico da Fiesole, per il nuovo altar maggiore – dedicato al santo titolare e ai santi Cosma e Damiano – una nuova e grandiosa tavola d’altare.
La maestosa tavola doveva costituire il momento culminante della committenza medicea, a mostrare con magnificenza l’impegno profuso dai Medici per la chiesa e il convento di San Marco. In questa circostanza fu deciso di rimuovere il trittico di Lorenzo di Niccolò, firmato e datato 1402, che venne destinato al convento di San Domenico di Cortona, dove ancora oggi si trova.
Commissionata dai due fratelli Cosimo e Lorenzo dei Medici, la vide ultimata il solo Cosimo: il fratello Lorenzo morì appena quarantacinquenne il 23 settembre 1440, e di ciò resta probabilmente traccia proprio nell’attitudine dei due santi protettori dei Medici: mentre Cosma guarda lo spettatore invitandolo con il gesto della mano ad ammirare con devozione la scena, Damiano è di spalle, prostrato per invocare la misericordia divina e l’intercessione di Maria.
La pala venne completata prima dell’Epifania del 1443, quando la chiesa e l’altare maggiore furono consacrati alla presenza del papa Eugenio IV e di tutto il collegio cardinalizio.
La una complessa macchina lignea che si elevava sull’altare a circa tre metri e mezzo di altezza ed era formata da almeno ventisei dipinti, tra santi dei pilastrini, scomparti della predella e la pala centrale vera e propria. Se ne sono conservati diciotto, collocati in nove musei diversi.
La tavola centrale, quadrata, era incastonata fra alti pilastri decorati di tavolette con santi, solidamente impiantata sulla predella a gradino, con otto storie dei santi Cosma e Damiano.
La composizione della tavola centrale raffigura una Sacra Conversazione, al cui centro si trovano la Madonna col Bambino in trono fra otto angeli e otto santi. Davanti al trono, situato su un basamento con due scalini d’accesso, gli angeli e i santisono suddivisi in due gruppi. Si possono riconoscere da sinistra san Lorenzo, che saluta il fedele che si avvicina all’altare con la mano alzata, (è il protettore di Lorenzo, fratello di Cosimo), san Giovanni Evangelista (protettore di Giovanni di Bicci, padre di Cosimo), san Marco, cui è dedicata la chiesa, che mostra il suo vangelo a Giovanni. Dall’altra parte del trono, san Domenico, il fondatore dell’Ordine, che guarda Francesco d’Assisi, il quale a sua volta, insieme a san Pietro martire, si rivolge alla Vergine e al Bambino.
Nella predella si snoda il vivace racconto della vita dei santi Cosma e Damiano.
Il Museo di San Marco conserva solo due scomparti degli otto che componevano la predella.
Le possibili ricostruzioni dell’aspetto finale della complessa macchina sono numerose e spesso attendibili, ma a oggi è estremamente difficile immaginare con certezza l’aspetto complessivo della pala, dopo il suo smembramento e la perdita della carpenteria che la articolava e la racchiudeva.
L’attuale struttura di allestimento museale non intende proporre alcuna ipotesi ricostruttiva.
” Il restauro della Pala di San Marco – afferma il Soprintendente dell’OPD Marco Ciatti – ha costituito una sfida complessa per la gravità dei problemi conservativi presenti sia nel supporto ligneo, sia sulla superficie pittorica. E’ stato perciò affrontato e risolto come un progetto di ricerca con soluzioni innovative per entrambi gli aspetti, così da consentirci di conseguire non solo il restauro dell’opera, ma anche di avere messo a punto nuove metodiche di intervento. Secondo la volontà di disseminazione propria dell’OPD è previsto un volume di studi nella nostra collana che uscirà nella prossima primavera.”
Al termine della presentazione una nuova ottima notizia per il Museo di San Marco: Stefano Casciu e Simonetta Brandolini D’Adda hanno annunciato che i Friends of Florence finanzieranno il restauro di un’altra opera del Museo e i lavori per il nuovo completo allestimento della Sala dell’Ospizio, attesi da tempo. La Sala, con il ritorno del Giudizio Universale e della Pala di San Marco, presenta oggi tutte le sue preziose e celebri opere nuovamente riunite, eccezionalmente affiancate dall’ “illustre ospite” del Museo del Prado, l’Annunciazione di Robert Campin in dialogo con l’Annunciazione del tabernacolo del Beato Angelico. Le iniziative per i 150 anni del Museo proseguiranno a fine ottobre con un’inedita installazione di arte contemporanea in alcune delle celle più celebri e significative del museo.
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