Cosimo Rosselli (Firenze 1439-1507). Entra nella bottega di Neri di Bicci a quattordici anni, nel 1453, per rimanervi sino al ’56. Dopo, sembra essersi avvicinato particolarmente ad Alesso Baldovinetti, cosi come, almeno sul piano stilistico, dimostrano gli affreschi (oggi pesantemente ridipinti) della cappella Salutati nel Duomo di Fiesole, eseguiti probabilmente tra 1462 e ’65; la pala con la Sacra Conversazione di San Pier in Scheraggio, del 1468 ca. (Firenze, Uffizi, depositi); la tavola con i Santi Barbara, Giovanni Battista e Matteo per la cappella di Santa Barbara alla Santissima Annunziata, commissionata dalla Compagnia dei Tedeschi (pagamenti nel 1468 e ’69: Firenze, Accademia), che conferma i legami di Cosimo Rosselli con questa chiesa, parrocchia del quartiere dove Cosimo abitava e teneva contemporaneamente bottega, per la quale affrescherà nell’atrio la Vestizione di san Filippo Benizzi (1475); la Sant’Anna Metterza con quattro santi, datata 1471 (Berlino, sm, gg). Una importante pala con L’Annunciazione e quattro santi (già coll. Campana, oggi ad Avignone, Musée du Petit Palais) porta la data 1473 ed è eloquente esempio delle caratteristiche dello stile di Cosimo Rosselli in questi decenni, che denuncia debiti e prestiti funzionali da D. Veneziano, Gozzoli e Neri.
Nel 1472 i registri della Compagnia di San Luca lo ricordano impegnato in Santa Maria «in Champo» e negli anni successivi in varie commissioni non soltanto cittadine (spiccano soprattutto gli incarichi da parte di confraternite laicali) ma altresì provenienti dal contado, affiancandosi in questo ad altre botteghe di consimile levatura e caratteristiche stilistiche (quale quella del suo maestro stesso Neri), che trovarono una più forte rispondenza, appunto per la loro ottimale mistura di fedeltà alla tradizione prospettica di primo Quattrocento e di rielaborazione di questa stessa entro atmosfere devozionali più intime e accostanti, arricchite da un certo gusto per il dettaglio forse appreso da matrici fiamminghe, presso un pubblico di medie possibilità finanziarie e di gusti più conservatori. Collocabile alla fine dell’ottavo decennio sembra la pala, recentemente rintracciata (Padoa Rizzo, 1991) dipinta per l’altare della Compagnia degli Innocenti (detta del Nocentino) in Santa Maria Novella (Berlino, sm, gg, depositi).
Eppure il ruolo di Cosimo Rosselli nella Firenze della seconda metà del Quattrocento è di pieno spicco, dato confermato, tra l’altro, dalla sua partecipazione, a fianco di Botticelli, Ghirlandaio e Perugino, alla decorazione della Cappella Sistina nel 1481, sulle pareti della quale la sua bottega affrescò L’Adorazione del Vitello d’oro, l’Ultima Cena, il Discorso della Montagna. Ritornato a Firenze, appronta la tavola per la cappella Corbinelli, dedicata a san Tommaso, in Santo Spirito (1482), affresca la cappella del Miracolo del Sacramento in Sant’Ambrogio (Processione del miracolo, 1485-86), oltre a produrre una serie di tavole per varie chiese fiorentine.
Negli ultimi decenni della sua lunga attività lo stile si fa più condensato e compositivamente rigoroso, piegato a una devozionalità più asciutta e insieme patetica, forse corrispondente a un suo accostarsi personale alle correnti «piagnone». Nella portata per la Decima della Repubblica del 1495 R risulta aver trasferito la casa nel popolo di Sant’Ambrogio e la bottega in un casamento di proprietà dei Chellini in via delle Fondamenta, ovvero in piazza Duomo (Padoa Rizzo, 1992): è questa una collocazione prestigiosa, che rivela la fortuna economica e il successo che le sue formule stilistiche avevano acquistato presso il pubblico fiorentino.
È proprio in questa bottega centralissima che dovrebbero aver compiuto la propria formazione alcuni tra i più significativi pittori del primo Cinquecento, rivelando cosi il ruolo didattico chiave che l’artista svolse per le generazioni successive: tra di essi si contano Piero di Cosimo, in primis, e Fra Bartolomeo, Mariotto Albertinelli, i fratelli del Mazziere, Andrea di Cosimo Feltrini, oltre ad altre personalità minori le cui identità corrono tuttora sotto nomi di comodo e attendono di esser documentariamente rintracciati.
Appartengono a quest’ultima fase la Madonna in trono tra i santi Jacopo, Pietro e Giovannino (Firenze, Accademia), per la cappella Salviati della chiesa del Castello e L’Incoronazione della Vergine e santi (Firenze, Santa Maria Maddalena dei Pazzi), del 1505, per la cappella Del Giglio nella medesima chiesa.